Ogni viaggio un esame..

Croazia on the road: la libertà vicino casa

Non è ancora il momento delle vacanze ma sapere che solo un traghetto ci separa da una costa mediterranea incontaminata, mille isole che puntellano l’azzurro di dolci litorali, può aiutare a passare serenamente questi giorni di lavoro, programmando già la fuga dall’ufficio: la Croazia è dietro l’angolo e promette di aspettarci.

La guerra non ne ha intaccato il fascino, la pubblicità dell’Ente Turismo promette il Mediterraneo, com’era una volta: baie tranquille, la luce di qualche faro e l’incanto, lo stesso provato da Ulisse, ammaliato da Calipso e dall’isola di Mljet.

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Ci si arriva partendo da Riccione, ma una volta sul posto come affrontare tanta bellezza disseminata lungo 5740 chilometri di coste frastagliate, 1185 isole sospese nel turchese? Il mezzo migliore per godere della libertà di vacanza alla Cast-away (con qualche comodità in più, s’intende) è un auto o una moto. Potremo così andare alla scoperta di spiagge dorate che si stagliano tra il verde dei pini di Aleppo e l’azzurro incontaminato dell’Adriatico.

Cominciamo dall’approdo di Veli Brijun, la più grande delle Brioni: abbiamo passato il confine sloveno e ora siamo a sud di Porec e di Rovinj, al largo di Pula (Pola).

L’imbarco è a Fazana e solitamente, durante la bella stagione sono 9 le corse che la raggiungono dalle 7.30 di mattina fino alle 19.30. In 20 minuti siamo sull’isola colonizzata da Romani e bizantini, disboscata dai veneziani, devastata da peste e malaria fino a farne un luogo disabitato, almeno fino alla metà del 1800. Poi Paul Kupelwieser, un’industriale di Merano aiutato da alcuni specialisti, la trasformò nel luogo portentoso che è oggi: un’oasi con sentieri e radure, foreste abitate da mufloni, cervi, zebre, antilopi, lama.

Da allora,l’isola è stata amata da vip e turisti; Tito, nel 1947, ne fece una residenza estiva dove accogliere i capi di Stato. Dal 1983 Brioni Maggiore è stata dichiarata Parco Nazionale: visitarla è un’esperienza bellissima, ma soggiornarvi può essere dispendioso: è il caso di prenotare con molto anticipo. Di buono c’è che per chi sceglie un hotel, il costo della traversata è incluso nel prezzo.

Il mare migliore è quello che bagna Punta Peneda: seguiamo il sentiero dal porticciolo e nel tragitto che ci porta a toccare la basilica paleocristiana di Santa Maria e le antiche mura del castro bizantino del VII secolo, ecco spuntare daini e mufloni. Alzando lo sguardo possiamo anche scorgere il promontorio di Ploce e i suoi resti di insediamenti neolitici.

Di buon mattino ci siamo rimessi in moto: l’Istria è ora alle nostre spalle assieme alla vivace e affollata Rijeka (Fiume), ed ecco che davanti a noi si para il fiordo di Bakar. E’ Buccari, passato alla storia come il porto sicuro della flotta austriaca dove, nel febbraio del ’18, penetrò la flottigla della Mas con a bordo Gabriele D’Annunzio.

Oggi, circondata da pinete, antichi borghi di pescatori e vigneti da cui ricava il famoso spumante Bakarska Vodica, è una località balneare molto interessante: a pochi chilometri si trovano il Parco nazionale Risnjak, Lokve, Crni Lug e Delnice e le stazioni sciistiche Platak e Bjelolasica; il mare è uno specchio d’acqua trasparente rinfrescato da sorgenti d’acqua dolce. D’estate il Margaretino ljeto anima la cittadina; il vento artistico-culturale spira anche sulla manifestazione Mare croaticum.

L’ isola di Krk (Veglia) é la più grande delle mille che puntellano la costa. E’ ben collegata – un ponte che parte da Kraljevica la unisce alla terra ferma – e ha buone stutture turistiche. Ricca di baie, insenature e suggestivi paesaggi, ci consente una piacevole sosta prima di virare verso il sud e Baška, sotto il monte Obzova. Sulla sua lunga spiaggia, la Vela Plaza, ci sono pittoreschi ristorantini, ma durante il tragitto moltissimi villaggi in pietra cattureranno il nostro sguardo: decideremo al momento se e dove fermarci, ma potremmo anche scegliere di proseguire verso Cres e il bianco borgo di Valun, dove tra chiese, pescatori e uliveti potremmo sederci ad assaggiare gli scampi del Quarnero al Na Moru. Se, invece, cerchiamo atmosfere da Caraibi possiamo andare oltre il lago di Vrana, verso Martinšcica, Osor, Lošinj (Lussino) e, finalmente, giungere sino alla bellissima baia di Cikat.

La Dalmazia ci accoglie con un un paesaggio lunare: è Pag (Pago), l’isola di pietra bianca con la baia di Caska. Scendendo ancora verso sud, vicino Zara, tra frutteti e monasteri, ecco Pašman e Ugljan: pochi turisti, molta quiete e insenature da cartolina. Potremo nuotare in mare aperto o in piccoli anfratti pescosi dirigendoci verso Mostir piena di ciottoli o Tkon, vicina alle trattorie: il tempo di assaggiare il piatto forte dell’isola, il kunike, un mollusco, prima di ripartire verso l’isola lunga, Dugi Otok, con i suoi resti neolitici, gli insediamenti romani di Mala Proversa, le chiese medievali.

Il lago salato di Mir è la nostra prossima tappa: da Sali, dopo un passaggio lungo la baia rocciosa, eccoci nel Parco naturale Telašcica per una visita all’insegna del relax e della scoperta di una natura accogliente e fresca. Quando saremo soddisfatti riprenderemo la Jadranska Magistrala, costiera che unisce Trieste e il Montenegro e che vede sfilare come perle di una collana città come Šibenik (Sebenico) e Primošten. Ci fermeremo nella seconda e sotto l’antica chiesa intitolata a San Giorgio, eccoci a riposare mangiando i fichi secchi venduti dai contadini.

Il ritorno al nostro amatissimo mare sarà in direzione di Bol, a sud dell’isola di Brac (Brazza): sulla mutevole spiaggia che cambia forma a seconda del vento, Zlatni Rat, segneremo le prossime tappe che andranno a chiudere il cerchio del nostro tour nella Dalmazia centrale. L’ultima sosta sarà a Spalato e il litorale di Makarska: rocce calcaree del Parco naturale del Biokovo, la spiaggia di Brela col suo faraglione e i suoi pini e, soprattutto, le piccole tipiche trattorie dove gustare frutti di mare e crostacei prima di rimetterci in moto.

Siamo ora quasi alla fine del nostro viaggio: il telefono dell’ufficio ci richiama al dovere ma noi proseguiamo verso la Dalmazia meridionale. Guidiamo verso la costa sud della famosa isola di Hvar (Lesina) e per eludere la folla di vacanzieri, siamo diretti verso Sveta Nedjelja: gli unici umani con cui avremo a che fare sono i contadini che vendono mazzetti della lavanda che cresce rigogliosa nell’entroterra. Se, invece, avremo voglia di visitare un centro storico e di passeggiare all’ombra di chiese e palazzi o nelle sale di un museo, la fermata giusta è a Korčula da cui potremo anche raggiungere Poplat e le spiagge di ghiaia della baia di Vela Luka, dove gustare anche un buon bicchiere di vino bianco Pošip.

Mljet (Meleda) promette di rapirci proprio come rapì Ulisse: non servirà Calipso a tenerci imprigionati: siamo certi che la presenza di un parco nazionale di ben 3100 ettari, pini d’Aleppo e la baia di Polače saranno un motivo sufficiente a farci sognare di restare ancora un po’. Anche il richiamo di Dubrovnik (Ragusa) è forte: a chiamarci è la sua storia, i suoi monumenti, ma anche gli atolli delle Elafiti o l’isolotto di Lokrum. Raggiungerlo è semplice: ogni 30 minuti un traghetto allaccia la terra ferma a questo sogno verde e azzurro, una pineta e un lago salato. Un tuffo, un lungo bagno e una passeggiata sotto la frescura sono proposte allettanti anche per Cavtat che può offrirci, inoltre, anche un assaggio di montagna, con il tour a monte San Rocco.

Tornati in spiaggia, ci rifocilleremo con gli strudel di mele e noci, ma in fretta, perché le ragazze in abito tradizionale di Čilipi, fulcro della regione di Konavle, ci aspettano. Noi lasciamo la costa e lentamente torniamo alla realtà: il nostro sogno è finito appena prima di toccare i confini del Montenegro. Per farlo diventare realtà ecco il link al sito internet giusto.